«Non sono mai stato portato per la musica, sono stonato come una campana», «lui sì, che è sempre stato un talento», quante volte abbiamo sentito frasi del genere, oppure quante volte le abbiamo pensate?
Ma cosa intendiamo per talento? Crediamo davvero che alcuni abbiano un dono soprannaturale ed altri invece «nulla, la musica non fa per te»?
Frasi come quelle sopra derivano da come siamo stati abituati a pensare alla musica e al suo apprendimento. La musica ci è stata sempre insegnata (o quasi sempre) partendo dall’approccio allo strumento musicale: con uno spartito davanti agli occhi, se sei davvero bravo allora ce la fai e vai avanti, altrimenti il solfeggio ha la meglio su di te, ti spaventi, fai fatica e diciamo che ti passa la voglia. Questa modalità di insegnamento è facile che porti a una scarsa autostima, perdita di motivazione o, peggio, il rifiuto della musica negli anni. E magari penserai anche che è colpa tua, perché sei tu a non essere stato all’altezza.
Proviamo a partire invece da molto prima, dai primissimi mesi o anni di vita. È proprio lì che possiamo fare tantissimo per favorire lo sviluppo della musicalità del bambino!
Anni di studi e di ricerche ci dimostrano come l’attitudine musicale sia innata in ognuno di noi. Chiunque possiede un potenziale innato e come per tutte le attitudini potrà essere alta, media o bassa. La cosa davvero importante è che tutti ne siamo dotati e tutti possono fare musica. Se quindi la musicalità viene allenata e sostenuta negli anni il grado di sviluppo futuro del potenziale musicale innato del bambino ne sarà fortemente influenzato in maniera positiva.
Questa è una scoperta meravigliosa e nel momento in cui ne sono venuta a conoscenza ho deciso che avrei dovuto condividerla per seminare nel mio piccolo delle grandi consapevolezze.
Il bambino è in grado di assorbire ed assimilare senza sforzo, soprattutto nei suoi primi anni di vita. Pensate a tutte le cose imparano ogni giorno da noi adulti, semplicemente grazie all’ascolto. E di certo quando parliamo non lo facciamo con solo due o tre parole e di facile comprensione, ma dialoghiamo fra di noi in modo complesso e utilizzando un vocabolario ricco e variegato.
Cose come queste non necessitano di essere insegnate: noi semplicemente le facciamo e il bambino apprende per assorbimento, esattamente come avviene per il linguaggio.
E quindi perché mai dovrebbe essere diverso per la musica? Perché ci aspettiamo che il bambino di 6 anni inizi a fare musica partendo dallo strumento e da delle note su uno spartito (che per lui saranno solo simboli neri su un foglio bianco) senza invece aver mai sentito prima che suono emetta quello strumento, senza averne mai tenuto in mano uno o averne potuti sperimentare più di uno, quindi senza rendersi realmente conto se può far per lui o no?
La consapevolezza in un percorso di apprendimento musicale (ma io credo in qualsiasi apprendimento) è fondamentale ed è alla base.
Cerchiamo quindi di partire da ciò che c’è prima, anzi facciamo in modo che ci sia un prima! Agiamo come quando “insegniamo” a parlare al bambino (che poi semplicemente parliamo). Avvicina alla musica il tuo bimbo fin da piccolissimo, immergilo in un ambiente musicale ricco e vario dal punto di vista della qualità delle esperienze musicali proposte e soprattutto cerca di non avere mai delle aspettative sul suo apprendimento, perché ciascuno ha i propri tempi e farà secondo le proprie potenzialità.
Quest’ultimo concetto è vero in ogni aspetto che riguarda la crescita del bambino. La nostra società ci ha però abituato a una scansione precisa dei tempi e delle età. Basti pensare alla scuola, dai 6 anni il bambino è pronto a fare le cose dei grandi. Senza volerlo rischiamo di caricare involontariamente i bambini di aspettative e anche in musica spesso accade la stessa cosa. Ricordiamoci invece che ogni bambino è diverso e ha i propri tempi di apprendimento ed è importante che venga ascoltato e guidato nel rispetto della propria unicità.
Per questo cerco di non paragonare mai l’età musicale con quella anagrafica, viaggiano su due binari differenti. Bisogna aver fiducia nel bambino che è assolutamente in grado di farci capire quando è pronto a compiere uno step nella sua crescita musicale. Se ci pensi, lo fa fin dalla nascita, quando ad esempio a pochi mesi di vita si sente pronto per buttare fuori le sue prime sillabe in risposta ai nostri stimoli. Lo farà ancor di più crescendo, perché man mano diventa sempre più consapevole.
Occupiamoci di allenare questa preziosa consapevolezza senza mai forzare il bambino prima del tempo: lasciarlo libero di esprimersi secondo il suo sentire sarà l’unico modo per consentirgli di connettersi alla musica a un livello profondo e affrontare le sfide che incontrerà lungo il suo percorso musicale in maniera realmente consapevole.
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