
Quelle aspettative che pesano sui bambini
Quando un genitore viene da me preoccupato perché suo figlio o sua figlia di sei anni non ha ancora scelto uno strumento musicale o non si esercita a casa, sento sempre il bisogno di rassicurarlo.
Non solo per lui ma anche per il bene del bambino.
Siamo così abituati a pensare che musica = strumento e che amare la musica = suonare tutto il giorno da leggere ogni comportamento dei nostri figli sotto questo filtro. E proiettiamo sui bambini aspettative che non li aiutano a vivere la musica con gioia e coltivare le loro qualità.
Per un bambino di sei anni, un giudizio negativo è un macigno. Genera ansia da prestazione, paura, senso di inadeguatezza e queste possono portare il bambino ad abbandonare lo strumento e la musica.
Come mamma, so che è difficile lasciar andare le aspettative che riversiamo sui nostri figli. Quello che ci può aiutare è la consapevolezza di come, spesso, queste aspettative nascono da preconcetti e pregiudizi, non dalla realtà.
Ecco le frasi-trappola che si sentono più spesso riguardo alla musicalità dei bambini e perché imparare ad evitarle.
Se non hai scelto uno strumento, non puoi fare musica
Questo pregiudizio è molto comune perché, nella didattica tradizionale, dire lezione di musica equivale a dire lezione di strumento musicale.
Vincolare un bambino o una bambina di 6 anni alla scelta di uno strumento musicale è un errore. Come dire che non può imparare a leggere o scrivere finché non avrà deciso cosa vorrà fare da grande.
Nelle classi di strumento strutturate secondo la Music Learning Theory, si impara a fare musica esplorando la gamma degli strumenti.
Non è detto che un bambino a sei anni abbia già scelto lo strumento musicale da suonare. O, se lo ha scelto, che non cambierà idea.
Nei corsi di strumento Gordon, i bambini sono liberi di esplorare. Hanno a disposizione tanti strumenti musicali diversi: flauti, ukulele, pianoforte, tamburi, … Possono scambiarseli durante la lezione oppure sceglierne uno e provarlo finché gli va.
È compito dell’insegnante proporre brani che siano adatti ad essere suonati insieme. Proprio come in un’orchestra.
Se il bambino non sceglie lo strumento al primo anno, non c’è fretta. L’importante è che inizi a sperimentare l’armonia, suonare in pratica, capire che ogni strumento è diverso.
La scelta avverrà in modo naturale, con il suo giusto tempo.
Se non fai i compiti, non stai imparando
Tanti genitori si stupiscono del fatto che i primi corsi di strumento Gordon non prevedono l’assegnazione di compiti o esercizi tra una lezione e l’altra.
C’è un motivo preciso: le esercitazioni servono a sviluppare la tecnica strumentale ma nei corsi 6-7 anni non si lavora su questo aspetto. È troppo presto.
Nelle classi Gordon, i bambini imparano a suonare in modo pratico e intuitivo. Non si inizia da do-re-mi e dallo spartito ma dal mettere le mani sul pianoforte o sull’ukulele e capire cosa fare per produrre un determinato suono o una combinazione.
Quando hanno basi solide, si può passare a lavorare in modo più strutturato sulla tecnica, come l’impostazione delle mani eccetera.
Se non fai pratica tutto il giorno, non hai talento
Questo pregiudizio nasce dalla convinzione per cui se non ti fai venire i calli alle dita suonando 24 ore al giorno non diventerai mai bravo.
L’ho vissuto sulla mia pelle in conservatorio, so quanto è demotivante e frustrante sentirsi dire che non combinerai niente o che non hai talento.
Per un bambino di 6-7 anni, focalizzarsi per molte ore su una sola attività è molto faticoso e spesso controproducente.
Pensa alle giornate in cui devi dedicarti a un lavoro complesso e dopo 5 ore non riesci più a leggere una sola parola. Perché per un bambino dovrebbe essere diverso?
Anche un bambino che si esercita poco può avere talento e diventare, se lo desidera, un musicista di successo.
Bastano 15-30 minuti di esercizio intenzionale al giorno per allenare la coordinazione motoria, la memoria, l’orecchio.

Se non sai suonare dallo spartito, non sei portato
L’attitudine musicale non è collegata alla capacità di codificare o decodificare la notazione musicale.
Ogni bambino ha un’attitudine musicale innata e, allo stesso tempo, nessun bambino nasce sapendo leggere uno spartito.
Nonostante questo, la didattica tradizionale prevede che i bambini inizino a studiare la musica dal solfeggio e dalla lettura dello spartito, come se fossero competenze di base.
Questo approccio ribalta completamente la piramide naturale dell’apprendimento, rendendo più difficile il percorso.
Nell’ordine naturale delle cose, la scrittura e la lettura della musica arrivano dopo la capacità di elaborare un pensiero musicale ed esprimerlo attraverso il corpo e la voce.
Proprio come un bambino impara a nutrirsi nella pratica prima di sapere che quell’azione si chiamano “mangiare”.
Se un bambino di sei anni che non ha mai fatto musica prima non riesce a leggere uno spartito, è normale. Sta ancora imparando a parlare il linguaggio della musica, come potrebbe già saper leggere e scrivere?
Se non suoni a casa, la musica non ti piace
Molto spesso, i bambini da una lezione all’altra ricordano perfettamente un brano anche se a casa non si sono esercitati. È il segnale che il bambino ha lavorato in modo profondo a lezione, assorbendo il contenuto musicale senza bisogno di ripeterlo.
Il focus dei corsi Gordon 6-7 anni è sulla motivazione. Il bambino partecipa alle attività con entusiasmo? Fa domande? È attento e coinvolto? Questi sono i parametri che ci dicono se ha passione per la musica.
Ci sarà un momento in cui avrà voglia di mettersi al pianoforte o di suonare la chitarra anche a casa, di mostrarti i suoi progressi, di saperne di più.
Quello è il segnale di uno step di crescita successivo nel suo percorso musicale. Vorrà dire che è pronto ad approfondire la conoscenza della tecnica, magari passando a un corso individuale.
Vuoi regalare ai tuoi figli un’esperienza musicale felice?
Vi aspetto da AllegroCrescendo a Milano o Magenta per una lezione di prova gratuita. Prenotala qui!
0 commenti